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Pro nel cuore
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Si fa presto a dire "vado in curva", ma per te, piccolo Leo, la cosa non è mai stata facile.
Così prendevi la tua testa da genio e la portavi in tribuna...e ti facevi richiamare dallo steward.
Perché era davvero difficile immaginare che "munsù l'prufesur", docente di Letteratura Greca all'Università, si agitasse così tanto per un fallo non fischiato o per un rigore non dato.
E intanto il tumore, in quella testa eccezionale, avanzava.
E le tue lotte col popolo dei porci, di coloro che nottetempo, come i sorci, venivano a sporcare di svastiche il cimitero ebraico...erano da titano : "Devono passare di qui", avevi detto, "sopra di me. Li aspetto a braccia aperte". Pesavi 61 kg., ma era il gesto, ripetevi, il gesto che contava.
E i sorci non venivano, perché tu eri là.
Ecco, hai voluto essere sepolto con qualcosa cui tenevi dovunque andassi: la maglia di tuo nonno, quella originale, quella che gli avevano strappato le bestie assassine per portarlo a morire ad Auschwitz.
E aveva vinto uno scudetto, lui.
Il Rabbi non ha detto una parola in contrario, perché tu, piccolo Leo, la Pro ce l'avevi nel sangue, e un giorno, mentre all'All Saints di Oxford ti applaudivano per una conferenza sul senso del metro in Lisia, avevi domandato di conoscere il risultato delle Bianche Casacche.
Quel giorno giocavano a Trieste, la città di Saba...altro ebreo, altro tifoso.
Ora che lo shofar ha suonato per te, vecchio mio, nessuno potrà più strapparti la maglia bianca di dosso.
Aveva...HA...il numero 7.
Nel mondo a venire ti accolgano i vecchi campioni della nostra Pro e rimangano stupiti.
Tanti di noi hanno scritto nel testamento di essere sepolti con la bandiera, ma nessuno ... nessuno con la bianca casacca!
Shalom Leo, re dei sognatori, Leone dei Leoni bianchi.
Dormi ora un sonno giusto, un sonno vero.
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Morto LeoNon fu un ragazzo del coro. |
