Padova story

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. padova81
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    L'incredibile finale della stagione 2010-2011: il Padova di Dal Canto sfiora l'impresa
    Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
    01.12.2014 15:28 di Alessandro Vinci

    Rabbia, delusione, voglia di riscatto. Questi i sentimenti che regnavano sovrani in casa Padova il 15 marzo 2011, all'indomani della pesante sconfitta patita al Tombolato di Cittadella. Una sconfitta che aveva fatto deflagrare tutte le tensioni accumulatesi nei due mesi precedenti, durante i quali i biancoscudati erano precipitati dalla zona playoff al tredicesimo posto, in conseguenza di una crisi di gioco e di risultati che li aveva visti ottenere i tre punti una sola volta (in casa contro il Crotone) nelle precedenti undici partite. Al termine dei primi quarantacinque minuti, infatti, gli uomini di Calori, in doppio svantaggio, avevano perso ulteriori posizioni in classifica, ritrovandosi con soli due punti di vantaggio rispetto alla zona playout, in piena caduta libera. “Ora basta, questo è troppo”, pensò Cestaro, che irruppe nello spogliatoio dei suoi giocatori per chiedere loro spiegazioni riguardo alla situazione che si era venuta a creare, rinfacciando senza mezzi termini scarso impegno specialmente al “torello” Daniele Vantaggiato, che non ci pensò due volte ad afferrare per la spalla il presidente ed a “invitarlo”, insieme ad altri suoi compagni, a lasciare gli spogliatoi. Il giorno dopo, come prevedibile, fu rivoluzione: via Calori, dentro Dal Canto (già tecnico della Primavera biancoscudata, nonché ex difensore, tra le altre, di Vicenza, Venezia e Treviso) e Vantaggiato fuori rosa. Scelte che migliorarono esponenzialmente il rendimento della squadra, che di lì a fine stagione andrà vincere tutte le partite fuorché una: quella decisiva. Ma tutto ciò al momento nessuno può immaginarlo. Ottenere la salvezza è infatti l'obiettivo del nuovo allenatore, che, appena quattro giorni dopo la sua nomina, è chiamato ad affrontare un esordio non propriamente dei più agevoli sul campo di un Pescara affamato di punti playoff. Sembra un'altra gara dall'infelice esito per i biancoscudati, che invece, a sorpresa, espugnano l'Adriatico per 2 a 0, grazie ad una doppietta di Ardemagni, acquisto di gennaio, sino a quel giorno ancora a secco di marcature. Il cambio di guida tecnica sembra dunque aver portato i frutti sperati, ma all'orizzonte c'è lo scontro interno contro l'Atalanta capolista. Una gara che si mette subito in salita per i biancoscudati, che subiscono il gol del vantaggio nerazzurro griffato Ferreira Pinto già al 3'. Poi però Doni e compagni assumono un atteggiamento stranamente rinunciatario, che li porterà a subire il gol del definitivo pareggio biancoscudato siglato da El Shaarawy al 54'. Niente male come risultato contro i primi della classe. Un altro pareggio arriva poi la settimana successiva, quando ad Empoli il punteggio finale sarà di 2 a 2, con reti biancoscudate di De Paula (altro acquisto di gennaio, al suo primo gol con la nuova maglia grazie ad una tremenda fucilata mancina all'incrocio dei pali da venti metri) ed El Shaarawy, abile a trafiggere Pelagotti dopo una fuga di cinquanta metri sulla sinistra. Il Padova è tornato. Il pericolante Portogruaro è avvisato, ma non mezzo salvato: 3 a 1 in scioltezza il finale in favore dei biancoscudati, che ormai hanno messo la freccia verso la salvezza, avendo raggiunto il decimo posto a più sei punti sui playout. La classifica segna anche soli quattro punti di distanza dal sesto posto, l'ultimo utile in ottica playoff, ma nessuno vi bada. Non ancora. Dopo un pareggio acciuffato per i capelli nella tana del Frosinone penultimo in graduatoria, grazie ad una rete siglata al 91' da Roger Rabito (la sua ultima in biancoscudato), ecco arrivare la terza vittoria della gestione Dal Canto in occasione del derby interno contro il Vicenza, schiantato per 4 a 1 grazie ad un'autorete di Martinelli, un gol di El Shaarawy ed una doppietta di un De Paula sempre più ispirato. Puff, come per magia, il Padova si ritrova al settimo posto, a meno tre punti dal Torino sesto in classifica. Altro che salvezza! L'entusiasmo torna a contagiare l'animo dei tifosi, pronti a sostenere i propri beniamini nella trasferta di Varese, dove i biancoscudati guadagnano un punto prezioso contro i padroni di casa quarti in classifica, confermando l'imbattibilità ritrovata sotto la nuova gestione tecnica e mantenendo, tra l'altro, le tre lunghezze di distanza dal Torino, bloccato sull'1 a 1 in casa dal Piacenza. Si può continuare a sognare, tanto più se in programma all'Euganeo la settimana successiva c'è la sfida contro il modesto Ascoli, regolato senza problemi per 3 a 1, a trovare così la terza affermazione interna consecutiva ma soprattutto, al di là delle statistiche, a portarsi a meno uno dal Torino, al quarto pareggio consecutivo. Il tutto a sole tre giornate dal termine del campionato. Tre finali. E non certo semplici. Infatti la prima di esse va in scena il 14 maggio sul campo di un Sassuolo ancora bisognoso di punti-salvezza. La gara si rivela sin da subito combattuta, ma sono i neroverdi a creare le più nitide occasioni da gol della prima frazione. Cano risulta però magistrale nel salvare più volte la Patria, permettendo ai biancoscudati di prendere coraggio ed iniziare a spingere sull'acceleratore alla ricerca del gol del vantaggio. Un gol che arriva allo scoccare dell'ora di gioco grazie al solito El Shaarawy, valorizzato al massimo dal 4-3-3 di Dal Canto come esterno alto di sinistra con licenza di accentrarsi per cercare la via della rete. Di lì in poi il Sassuolo si riversa in avanti, alla ricerca del pareggio, ma dalle parti di “San”Andrea Cano proprio non si passa. Per il Padova è una vittoria fondamentale. Sfortunatamente però, ottengono i tre punti anche Torino e... Livorno. Eh sì, perché gli amaranto, dal 30 aprile, giorno della trasferta di Varese, sono appaiati in classifica al Padova. A centottanta minuti dal termine dei giochi la situazione è presto detta: Torino sesto a quota 57 punti, Padova e Livorno a seguire a quota 56. E chi dovranno affrontare Italiano e compagni nelle ultime due giornate? Sembra la trama di un film sapientemente architettata da un regista: proprio amaranto e granata. Per la sfida contro i toscani, all'Euganeo, quel 21 maggio, accorrono oltre diecimila spettatori, che assistono ad una gara definita ancora oggi da moltissimi tifosi come la più avvincente ed emozionante alla quale abbiano mai assistito. La posta in gioco è di quelle pesanti: chi perde può dire addio ai sogni di gloria ed un pareggio non accontenterebbe nessuno. Non è dunque un caso che la gara si riveli sin da subito scoppiettante, con Ardemagni che al 9' spara su De Lucia una conclusione da ghiottissima posizione, seguita pochi minuti più tardi da un miracolo di Cano su tiro ravvicinato di Danilevicius a sventare il vantaggio ospite. I due portieri continuano ad apparire insuperabili per tutto l'arco della prima frazione di gioco, con De Lucia a neutralizzare le conclusioni di El Shaarawy e Legati, mentre Cano esce ancora vincitore dal duello con Danilevicius, che al 25' incorna verso l'incrocio dei pali un ottimo pallone su cross dalla destra di D'Alessandro, plasticamente respinto dal portierone biancoscudato. Nonostante tutte queste palle-gol, le squadre rientrano negli spogliatoi ancora sullo 0 a 0. Giusto il tempo per prepararsi in vista di una ripresa che si preannuncia di fuoco e che si rivelerà epica. Un aggettivo, quest'ultimo, assolutamente idoneo anche per descrivere la parata di cui si rende protagonista Cano al minuto numero 52: insidiosa conclusione dalla distanza da parte di Dionisi (fratello dell'attuale terzino del Padova) a far rimbalzare il pallone di fronte all'estremo difensore romano, che in distensione non riesce a controllare la sfera, ma solamente a deviarla verso l'alto, proprio di fronte alla linea di porta. La palla non entra per miracolo, ma in fase di discesa sarebbe invece destinata ad entrare in gol. E qui Cano tira fuori l'istinto del numero uno (e non solo in riferimento al suo numero di maglia) e, schiena a terra, compie l'unica giocata possibile: la rovesciata, allontanando così il pericolo tra il fragore degli applausi dell'Euganeo. Ma il Livorno è purtroppo riesce a passare in vantaggio. Preludio al gol che apre le marcature è una traversa colta dal potente centrocampista Barusso con un missile dai venticinque metri a Cano battuto. Al 57' ecco infatti Danilevicius portare avanti i suoi gonfiando la rete con un mancino da posizione ravvicinata dopo aver vinto un contrasto aereo con Cesar. Ma chi di mancino ferisce, di mancino perisce. Il Padova infatti non ci sta ed a metà della ripresa è De Paula, su calcio di punizione dal limite dell'area toccatogli da Italiano, a trafiggere De Lucia con un siluro terra-aria che vale il pareggio per gli uomini di Dal Canto. Il boato dell'Euganeo è di quelli fragorosi e spinge i biancoscudati verso il gol del vantaggio, siglato all'82' da Cuffa, lasciato colpevolmente libero di calciare dai sedici metri dalla difesa amaranto. Ad otto minuti dal 90' sembra ormai fatta per i biancoscudati. Ma la doccia fredda arriva all'86', quando il solito Danilevicius anticipa tutti in occasione di una punizione dalle retrovie e realizza con “la specialità della casa”, il colpo di testa, il gol del 2 a 2. Tra Padova e Livorno a spuntarla sembra dunque il Torino, ma una gara del genere non può non concludersi con un finale thrilling. I diecimila dell'Euganeo suonano la carica, così come l'esuberante ds Rino Foschi, che all'88' viene espulso dall'arbitro Guida per proteste, allontanandosi dalla panchina sostenuto dai cori solidali dei tifosi biancoscudati. Al 91' ecco l'happy ending: Lambrughi stende ingenuamente Ardemagni in area di rigore. Guida assegna la massima punizione. E' Italiano a presentarsi sul dischetto. Il pallone è rovente. Ma lui è lo specialista. Lui è il capitano. De Lucia intuisce, ma nulla può sull'angolatissima conclusione del centrocampista biancoscudato, che fa esplodere l'Euganeo e regala al Padova la possibilità di godere di due risultati utili su tre la settimana successiva all'Olimpico di Torino contro i granata, che nel frattempo avevano pareggiato per 1 a 1 sul campo dell'Empoli. Al Padova, dunque, basta non perdere nell'ultima sfida della regular season. Mica semplice però contro una squadra definita “da Serie A” da molti addetti ai lavori e che può fare affidamento su elementi del calibro di Rubinho, Di Cesare, Ogbonna, Gabbionetta, Bianchi, Sgrigna e Antenucci (ma quest'ultimo partì dalla panchina) e supportata sugli spalti da oltre ventiduemila cuori granata. Come se non bastasse, il Padova si presenta a Torino orfano del suo diamante più prezioso: Stephan El Shaarawy, costretto a recarsi in Polonia per partecipare al girone di qualificazione agli Europei under 19 con la maglia della nazionale azzurra. Chi sarà a sostituirlo nel 4-3-3 titolare a fianco ai titolarissimi Ardemagni e De Paula? Proprio lui, Daniele Vantaggiato, al rientro in campo dopo due mesi e mezzo. A sostenere i biancoscudati sugli spalti dell'Olimpico circa duemila tifosi, per non parlare poi di quelli rimasti in città, assiepati sotto un sole cocente ai bastioni dell'Appiani, dove per l'occasione viene allestito un maxischermo per permettere loro di seguire la partita in diretta. Insomma, è tutto pronto. E' l'ora della verità. Primo tempo di marca torinista, con gli uomini di Lerda che costringono il Padova nella propria metà campo senza riuscire però, vuoi per la solidità della difesa biancoscudata, vuoi per le parate di Cano, a passare in vantaggio. Anzi, a farlo saranno proprio gli uomini di Dal Canto al 43', con la cabeza di Cuffa che trasforma in oro un calcio d'angolo dalla destra battuto da Renzetti, mandando in delirio il popolo biancoscudato e permettendo al Padova di concludere la prima frazione in vantaggio. Il Torino necessita di realizzare due gol nel secondo tempo per accedere ai playoff. Ecco perché Lerda manda in campo l'artiglieria pesante, inserendo in avvio di ripresa Antenucci al posto di Pagano. Il Toro, fedele al suo nome, carica a testa bassa, ma non riesce a risultare pungente dalle parti di Cano (ad eccezione di un colpo di testa di Bianchi a porta semivuota che termina clamorosamente sul palo al 73'), ma, al contrario, finisce per prestare il fianco alla ripartenze biancoscudate, che culminano all'80' con il gol del raddoppio, quello della sicurezza, firmato Marcos Ariel De Paula. Il Padova accede quindi ai playoff e lo fa da quinto in classifica, scavalcando per giunta in classifica la Reggina, caduta a Sassuolo. Un dettaglio non da poco, in quanto permette di affrontare in semifinale la quarta classificata, ossia il Varese, al posto del più temibile Novara. Gara d'andata in programma all'Euganeo la sera del 2 giugno, ritorno all'Ossola tre giorni più tardi. Ed alla luce del miglior piazzamento varesino, per qualificarsi in finale i biancoscudati sono costretti a segnare, nell'economia delle due gare, un gol in più rispetto ai loro avversari, non essendo in vigore né la norma dei gol in trasferta né quella dei tempi supplementari. Ben 17451 spettatori sugli spalti dell'Euganeo per la gara d'andata, che vede il primo tempo concludersi sullo zero a zero, nonostante i biancoscudati avessero creato svariate occasioni da gol, in primis con Ardemagni che, in chiusura di prima frazione, aveva stampato sulla traversa a porta vuota un colpo di testa da distanza ravvicinata su gentile concessione della difesa avversaria. E sarebbe stato un gol meritato per gli uomini di Dal Canto, che comunque non dovranno attendere ancora per molto prima di passare in vantaggio: giusto il tempo di arrivare al 7' della ripresa e di vedere l'infallibile Italiano siglare su rigore la rete dell'1 a 0. Una rete che si rivelerà decisiva, poiché il punteggio non cambierà più, nonostante i pericolosi tentativi di pareggio da parte di Ebagua, il bomber dei lombardi, e l'occasionissima del raddoppio capitata sui piedi di De Paula al 68', quando, a tu per tu con Zappino (sì, quello del famoso coro...), il brasiliano spedisce la palla contro il palo, il secondo della partita per i biancoscudati. All'Ossola basterà un pareggio per continuare a sognare. E pareggio sarà, ma quante emozioni, quanta paura! Eh sì, perché l'avvio della gara è di quelli shock per Italiano e compagni, che si trovano in doppio svantaggio già dopo un quarto d'ora di gioco a causa delle reti varesine siglate da Pisano e Neto Pereira. Fortunatamente, però, i biancoscudati rialzano la testa grazie ad un magnifico colpo di genio di El Shaarawy, talento allo stato puro, che pesca l'angolino alla sinistra di Zappino con un perfetto destro a giro dai venti metri, su servizio di Italiano. Nulla è ancora perduto. Basta solamente un gol per rimettere la gara sui giusti binari. Un gol che viene siglato, in avvio di secondo tempo, da chi meno te lo aspetti: il difensore centrale Elia Legati, sugli sviluppi di un calcio di punizione dalle retrovie. Il popolo biancoscudato festeggia, ma è una gioia effimera, poiché il Varese torna in vantaggio al 66' con “La Zanzara” De Luca. Il Padova è virtualmente fuori dai giochi. Ma la dea Eupalla non abbandona i biancoscudati, non in questa magica stagione, e si materializza sotto forma del gol del definitivo 3 a 3 siglato nuovamente da El Shaarawy al minuto numero 77. Il Padova è in finale. Sì, ma contro chi? Al rientro in città, i tifosi sintonizzano le autoradio sulla diretta di Novara-Reggina, gara iniziata con mezz'ora di ritardo rispetto a quella dell'Ossola. L'andata, al Granillo, si era conclusa a reti inviolate, ma a sorpresa erano proprio gli amaranto a trovarsi in vantaggio di un gol al Piola ad un minuto dal termine della partita. Poi, però, ecco il colpo di scena: pareggio novarese in extremis grazie ad un gran gol realizzato dal padovano Marco Rigoni con un bolide al volo da fuori area a sorprendere l'incolpevole Puggioni ed a regalare agli azzurri il passaggio del turno. Certamente non una buona notizia per il Padova, che stava già pregustando il vantaggio di giocare contro la sesta classificata. Ma questo è il bello del calcio. L'ultimo scoglio verso la Serie A è dunque rappresentato da un Novara che, seppur neopromosso, aveva messo in mostra un gran calcio per tutto l'arco del campionato, anche grazie alle qualità ed all'intesa dei suoi due temibilissimi attaccanti: Pablo Gonzalez e Cristian Bertani (che verrà in futuro condannato a tre anni e mezzo di squalifica nell'ambito del calcioscommesse relativamente alla presunta combine organizzata in occasione della gara interna contro il Siena del primo maggio precedente) a segno rispettivamente in 17 e 15 occasioni. Gara d'andata all'Euganeo la sera del 9 giugno e nuovo record di presenze. Per l'occasione, infatti, viene aperta ai tifosi, in via eccezionale, anche la gradinata est. Risultato? Oltre 21000 spettatori sugli spalti. Una cifra che non si registrava dai tempi della Serie A. Quanto sembra lontano quel 15 marzo. Chi l'avrebbe mai detto che il Padova sarebbe approdato in finale playoff? Una finale che si apre subito con un palo colpito dalla distanza da Cuffa già al 3', seguito poi da una buona occasione novarese con Gonzalez, che fa la barba al palo con una staffilata dal limite dell'area due minuti più tardi. E quando non è l' imprecisione ad impedire alle due squadre di sbloccare il risultato, a mantenere lo 0 a 0 ci pensano i due portieri, Cano e Ujkani, entrambi in versione saracinesca. Dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato, nella seconda frazione è il Padova a spingere di più, poiché il pareggio si rivelerebbe un risultato “stretto” in vista del ritorno per i biancoscudati. Nonostante ciò, però, è il Novara ad avere la palla-gol più nitida dei secondi quarantacinque minuti, con Cano che compie un miracolo su una conclusione a botta sicura di Gonzalez, involatosi in contropiede nel cuore dell'area biancoscudata. Le porte sono proprio stregate. Non c'è che tornare negli spogliatoi sullo 0 a 0. Un risultato sicuramente molto più favorevole al Novara che al Padova, che nella gara di ritorno, tre giorni più tardi, avrà un solo risultato utile a disposizione, la vittoria. E' l'impresa più ardua della stagione per gli uomini di Dal Canto, giunti all'ora del redde rationem. Per sostenerli, i tifosi biancoscudati fanno follie per accaparrarsi i pochi biglietti disponibili per il settore ospiti del Piola, come quella di svegliarsi ad orari improponibili (le 3, le 4) proprio nella notte successiva alla gara d'andata, per essere in prima fila all'apertura mattutina delle banche che mettono in vendita gli ambiti tagliandi. Per il Padova è l'appuntamento con la storia. C'è la possibilità di tornare in Serie A dopo quindici anni. Il modesto Stadio Piola è tutto esaurito con i suoi 11000 spettatori, di cui 1500 biancoscudati. In città, inoltre, in aggiunta al maxischermo dei bastioni, attivo sin dalla gara di Torino, ne è stato posto un altro all'interno dello Stadio Appiani, dove accorrono 2000 tifosi per assistere, seppur a distanza, alla gara. Una gara alla quale il Padova si presenta con il consueto 4-3-3, ma con una novità in attacco: a sostituire il poco incisivo Ardemagni (solo tre i gol realizzati in diciotto gare fino a quel momento per lui) nel tridente offensivo biancoscudato figura Vantaggiato. Sfortunatamente però, già da subito si intuisce che l'attacco, in serata, di palloni ne vedrà ben pochi. Il Novara, infatti, ha un importante vantaggio rispetto al Padova: la freschezza. I gaudenziani, infatti, avevano raggiunto il traguardo playoff con largo anticipo sul termine del campionato, a differenza degli uomini di Dal Canto, protagonisti di una rimonta tanto esaltante quanto faticosa. E sin dal 1' è il Novara a gestire i ritmi della gara, tenendo saldamente in mano il pallino del gioco. Al 14' ecco l'episodio-chiave della partita: fuga centrale del rapidissimo Gonzalez, “cintura” di Cesar, corretto cartellino rosso dell'arbitro ai danni del brasiliano e calcio di punizione dal limite dell'area. Dopo aver sistemato la barriera, Cano si posiziona in maniera non impeccabile, lasciando troppo scoperto il suo palo di competenza. Una distrazione che il mancino al fulmicotone di Gonzalez non perdona. 1 a 0 Novara. Il Padova è dunque in svantaggio ed in inferiorità numerica. Per non far precipitare la situazione occorre una sostituzione, impensabile giocare con un difensore in meno. Principali candidati ad abbandonare il terreno di gioco sono gli esterni alti, ossia Vantaggiato ed El Shaarawy. Chi sostituire? L'ex fuori rosa o l'artefice del miracolo biancoscudato? L'esperienza o il talento? La scelta è ardua. Alla fine, sulla scelta finale di Dal Canto probabilmente pesarono in maniera decisiva gli undici gol realizzati dal brindisino durante la gestione-Calori e le sue più spiccate qualità da seconda punta in un attacco a due. Ad abbandonare il terreno di gioco è infatti il piccolo faraone. Al suo posto entra in campo Trevisan. Una sostituzione di cui si parla ancora oggi. Ma, si sa, col senno di poi... Ad ogni modo, il Padova necessita di due gol per ottenere la promozione, ma Ujkani appare insuperabile, così come il suo omologo biancoscudato, che impedisce più volte ai padroni di casa di ottenere il raddoppio. Almeno fino al 70', quando Rigoni scappa ai difensori padovani, entra in area di rigore ed angola con precisione alle spalle di Cano il gol del 2 a 0. Poi il risultato non cambierà più. Il Novara sale meritatamente in Serie A. Nulla ha potuto il Padova contro la lucidità e la solidità evidenziate dalla banda-Tesser e così incassa così l'unica sconfitta stagionale della gestione Dal Canto. Inutile descrivere lo stato d'animo dei tifosi biancoscudati al triplice fischio, ma ugualmente prodighi di applausi e di ringraziamenti per Italiano e compagni, memori della situazione dalla quale quello straordinario finale di stagione aveva avuto origine. Le lacrime di Ardemagni a fine partita sono l'emblema della delusione del mondo biancoscudato per una mancata promozione in Serie A che, a proposito di “senno di poi”, avrebbe potuto radicalmente cambiare le future vicende della società.

    Video

    Video
     
    Top
    .
33 replies since 8/9/2014, 10:44   1716 views
  Share  
.