Padova story

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  1. padova81
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    La promozione in Serie A del 1948, quando il Padova tornò a far sorridere i propri tifosi
    Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
    24.11.2014 15:21 di Alessandro Vinci articolo letto 97 volte

    E' il 1947. L'Italia si sta faticosamente riprendendo dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. Padova in particolare, bombardata più e più volte dalle truppe alleate, per tornare alla normalità sceglie di affidarsi anche al più grande mezzo di distrazione di massa esistente: il calcio. Dopo aver preso parte al celebre campionato di guerra del 1944 ed a quello dell'Alta Italia 1945-1946, i biancoscudati tornarono a disputare la tradizionale Serie B (categoria nella quale militavano da ormai dieci anni) nella stagione 1946-1947. Ed i risultati furono assai lusinghieri, complici arrivi di spessore nel reparto avanzato come quelli del Campione del Mondo 1938 Gino Colaussi, dell'attaccante ex Mestrina Pietro Fiore e di Charles Norman Adcock, giovane inglese scuola Aston Villa giunto in Italia proprio tra i ranghi dell'esercito di Sua Maestà: secondo posto finale nel girone A alle spalle della Lucchese, unica squadra promossa in massima serie. C'è dunque ottimismo in vista della nuova stagione, quantomeno in ottica salvezza. Un'impresa non da poco: la FIGC, infatti, aveva pianificato il ritorno alla Serie B a girone unico per la stagione '48-'49, quindi le retrocessioni per ognuno dei tre gironi da diciotto squadre sarebbero state ben undici. Ma, si sa, l'appetito vien mangiando. Non è dunque un caso che, dopo il secondo posto del precedente campionato, l'obiettivo del neopresidente Valentino Cesarin sia quello di tornare in Serie A. Ecco perché l'ossatura della squadra viene largamente riconfermata, eccezion fatta per il terzino Adone Stellin e la mezz'ala Silvio Formentin, passati al Genoa in cambio del centravanti Giancarlo Vitali. Un acquisto che si rivelerà azzeccatissimo. In più, a spalleggiare Gastone Zanon in mediana, ecco arrivare all'ombra del Santo Guido Quadri dalla Cremonese ed Elvio Matè dalla Fermana. Se ci aggiungiamo due rocce come Sforzin ed Arrighini in difesa, stiamo pur certi che il portiere Albano Luisetto poteva dormire sonni tranquilli alla vigilia di ogni gara di campionato. Alla guida della squadra viene riconfermato anche Serantoni, il tecnico dell'exploit della stagione precedente, ma affiancato da Mariano Tansini, ex calciatore biancoscudato da pochi anni tornato in società in veste di allenatore delle giovanili, e dallo stesso Colaussi, che, dall'alto della sua esperienza, va a ricoprire dunque il doppio ruolo di allenatore e di giocatore. Il tutto a formare quindi una di quelle commissioni tecniche tanto in voga tra gli anni '40 e gli anni '50. E la scelta risultò sin da subito azzeccata: esordio soft per Zanon e compagni all'Appiani contro la modesta Pro Gorizia, agevolmente superata per 4 a 1 con doppietta di Adcock e reti di Colaussi e Vitali. Sfortunatamente, questa vittoria venne poi vanificata dai successivi pareggi esterni maturati contro Prato prima e Bolzano poi, entrambi per 1 a 1. Ecco perché, all'apertura del mercato autunnale, viene acquistato l'attaccante belgradese Aleksandar Arangelovic, che si rivelerà un'efficace ma fugacissima meteora: è lui infatti a siglare una delle quattro reti con cui il Padova stende il Mantova al ritorno all'Appiani ed a replicare la settimana successiva, sempre nell'impianto di Via Carducci, quando realizza il gol biancoscudato nell'1-1 (il terzo nelle prime cinque giornate) che matura contro la SPAL. Ma dopo un'ulteriore presenza collezionata in occasione della vittoriosa trasferta di Cento (3 a 0 il finale, reti di Adcock, Colaussi e Vitali), lo jugoslavo scende in campo per l'ultima volta in campionato la settimana successiva, in quel di Piacenza, dove, complice una sua espulsione, il Padova rimedia la prima sconfitta della stagione. Un tonfo subito riscattato dal successivo tris di vittorie ottenuto contro Carrarese, Udinese e Reggiana. Dopo le prime dieci giornate di campionato il Padova viaggia dunque a quota quindici punti, secondo in classifica a meno tre dal Venezia capolista, unica squadra ancora imbattuta. E a chi andrà a fare visita il Padova nell'undicesimo turno? Eh sì, proprio ai lagunari. I quali, forti del supporto del pubblico amico, strapazzano i biancoscudati, portandosi sul 4 a 0 già dopo un'ora di gioco. E' poi Matè a siglare il gol della bandiera. La sconfitta di Sant'Elena è un duro colpo per gli uomini di Serantoni & Co., che dopo aver rimediato un pareggio-beffa all'Appiani contro il Parma, vanno a perdere anche sul campo della Cremonese, scivolando a meno quattro punti dalla vetta, per giunta scavalcati dal Verona secondo in classifica a quota 19 punti. La situazione è delicata. Occorre invertire la rotta. E subito anche. Come reagirono i biancoscudati? Trascinati da prestazioni super da parte dei propri terminali offensivi più efficaci, ossia Adcock, Fiore e Vitali, inanellarono un'incredibile serie di tredici risultati utili consecutivi, prodotto di dieci vittorie (tra le più roboanti segnaliamo il 4 a 0 ai danni del Suzzara, il 6 a 2 contro il Bolzano ed il 4 a 0 esterno sul campo della Carrarese) e tre pareggi, maturati contro Verona, Mantova e Piacenza. Nel frattempo, negli ultimi giorni di febbraio, alla già nutrita commissione tecnica si era aggiunta alla guida della squadra anche una vecchia conoscenza: Wilmas Wilhelm, già allenatore biancoscudato tra il 1936 ed il 1938, anno in cui fu costretto ad abbandonare l'Italia a causa delle leggi razziali. Ad otto giornate dal termine, il Padova si ritrova dunque al primo posto a quota 39 punti, solamente uno in più rispetto al Verona secondo in classifica, che a sua volta aveva staccato l'incostante Venezia di quattro lunghezze. Insomma, la promozione è un affare a due. Un affare che però sembra complicarsi per i biancoscudati, che nel turno successivo vengono sconfitti per 1 a 0 sul campo di una Reggiana in stato di grazia, vedendo interrompersi così la propria, lunga striscia di risultati utili consecutivi. Ma è una sconfitta che brucia il doppio, poiché, nel frattempo, il Verona, come da pronostico, si era imposto agevolmente sul Suzzara per 3 a 1 tra le mura amiche del Vecchio Bentegodi, riacciuffando così la vetta della classifica dopo due soli turni di dominio biancoscudato. Ma nulla è ancora perduto per Zanon e compagni, che rispetto alla concorrenza hanno un'arma in più: il fattore Appiani, stadio nel quale non perdevano da oltre un anno e mezzo. Sarebbe un sacrilegio infrangere l'incantesimo sul più bello. Ecco perché il Venezia terzo in classifica viene superato senza particolari affanni grazie a due reti firmate Conti e Colaussi. Purtroppo, medesimo risultato ottenne il Verona in quel di Pistoia. Ma il primo posto scaligero non verrà mantenuto ancora per molto: tempo di assistere alla sconfitta gialloblu per mano del Prato dell'ex allenatore biancoscudato Koszegy ed al contemporaneo pareggio del Padova sul campo del Parma. La situazione è tanto chiara quanto incerta: a cinque giornate dal termine Padova e Verona sono appaiate in vetta alla classifica a quota 42 punti, distanziate di sei lunghezze dal Venezia. Ed è proprio contro i lagunari che gli scaligeri dovranno vedersela la settimana successiva. La settimana del definitivo sorpasso padovano. Al Bentegodi, infatti, la gara termina sull'1 a 1, mentre Matè regala ai biancoscudati una pesantissima vittoria interna sulla Cremonese. E saranno gli stessi grigiorossi a far esplodere di gioia i tifosi biancoscudati sette giorni più tardi, quando allo Zini riusciranno ad avere la meglio sul Verona, mentre Vitali, Arrighini, Adcock, Fiore e Rolle asfalteranno con le loro reti il Treviso a domicilio. Tre giornate al termine del campionato. Sei punti disponibili. Padova a più tre sul Verona. Il trionfo è vicino. Tanto più se in programma c'è la trasferta di Suzzara, dove i biancoscudati non tradiscono i pronostici della vigilia, imponendosi sui padroni di casa per 2 a 1, con Fiore e Adcock a rimontare all'iniziale vantaggio avversario. E così, anche alla luce della contemporanea vittoria del Verona ai danni del Mantova, la settimana successiva nel fortino dell'Appiani è in programma la gara dell'anno: lo scontro diretto proprio contro gli scaligeri. Una finale con due risultati su tre utili ai biancoscudati. Se non si perde, si sale in A. L'impianto di Via Carducci ribolle di entusiasmo in ogni ordine di posto. Anche perché quello della gara non è un giorno qualunque: è il 13 giugno, Sant'Antonio. Trascinato dal supporto di diecimila tifosi, questo l'undici che scende in campo, schierato da Serantoni con il più puro “Metodo” (questo il nome di una sorta di 2-3-2-3 ideato da Vittorio Pozzo negli anni '30), che tante soddisfazioni gli aveva donato da calciatore: Agnoletto tra i pali, terzini Arrighini e Sforzin, in mediana Rolle, Zanon e Quadri, con Matè (vincitore del ballottaggio con Colaussi) e Celio a supporto del trio d'attacco composto da Vitali, Fiore (rispettivamente ala destra ed ala sinistra) e Adcock, il centravanti. La gara si rivela sin da subito tirata. Troppa la paura di perdere da parte dei biancoscudati, ai quali basta un pareggio per festeggiare la promozione. Al 2' della ripresa, ecco la fiammata: Vitali porta in vantaggio il Padova. E' ormai fatta, pensano erroneamente i suoi compagni. Infatti, ecco puntuale il pareggio veronese sei minuti più tardi con Bizzotto. Niente paura, a mettere in cassaforte il risultato ci pensano Fiore prima ed Adcock poi. Tre a uno. Triplice fischio. L'urlo dell'Appiani. Il ritorno in Serie A dopo quattordici anni. Serantoni viene portato in trionfo (e non in senso figurato), la festa contagia le vie del centro. L'entusiasmo è a livelli così alti da spingere gli stessi tifosi a formare un comitato provvisorio volto all'acquisto di medaglie d'oro ed all'organizzazione di una cena in onore di giocatori e dirigenti il martedì successivo all'ultima, ininfluente gara di campionato (1 a 1 sul campo della Pistoiese). Tra i più acclamati nell'occasione senza dubbio i due bomber della squadra: Adcock e Vitali, entrambi autori di diciassette reti in campionato. Dopo quattordici anni il Biancoscudo torna dunque in massima serie, ma soprattutto torna a far sorridere i propri tifosi dopo un periodo estremamente difficile.
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