Padova story

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  1. padova81
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    Gol e trionfi di Nanu Galderisi, giocatore biancoscudato del secolo
    Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
    03.11.2014 15:36 di Alessandro Vinci

    “Dai, vieni qui che andiamo su”. Non servì aggiungere altro. Le parole di Piero Aggradi gli bastarono per accettare l'offerta biancoscudata. “Quel che volevo era giocare, ho deciso al volo. Pensavo di essere di passaggio a Padova, invece poi ho finito per legarmi a questa città”. A parlare è Giuseppe “Nanu” Galderisi, eletto nel 2010 “giocatore biancoscudato del secolo” dai suoi ex tifosi in maniera pressoché plebiscitaria. E solamente tale dato basterebbe per comprendere l'importanza che questo campione ha avuto nella storia del Calcio Padova. Sette stagioni, centottanta presenze impreziosite da quarantanove reti in campionato, una promozione in Serie A regalata al Biancoscudo dopo trentadue anni di assenza ed un posto a vita da titolare nei cuori di chi, sugli spalti, quegli anni li ha vissuti in prima persona. No, questi ricordi non sbiadiscono. Non sbiadiranno mai. Perché Nanu, nella città del Santo, è di casa: “Prima o poi il Padova lo allenerò. Cari tifosi, vi ci riporto io in Serie A”, aveva dichiarato nel 2010 al compianto Furio Stella. “Mai vista una città così piena di passione ed amore. E poi la gente, il boato che si alzava all'Appiani quando puntavo l'avversario: Na-nu, Na-nu...”. E pensare che quegli stessi tifosi, nell'ottobre del 1989, non erano stati propriamente entusiasti del suo acquisto, giudicandolo un calciatore entrato ormai nella fase calante della propria carriera, anche a causa degli infortuni che lo avevano colpito nelle precedenti stagioni. Si dovettero ricredere ben presto, appena lo videro calciare i primi palloni in allenamento e mettere a segno la prima marcatura a sei minuti dal fischio d'inizio della sua gara d'esordio in biancoscudato contro l'Ancona, su rigore. Insomma fu amore a prima vista. Un po' quello che accadde dodici anni prima a Cestmir Vycpàlek, quando, dopo averlo visionato tredicenne in un provino, non ci pensò due volte a metterlo sotto contratto con la Juventus. Genio precoce, come tutti i grandi, il buon Nanu: nato a Salerno il 22 marzo del 1963, ma cresciuto sino all'età di undici anni a Trecasali, in provincia di Parma, dopo essere ritornato in Campania entra a far parte delle giovanili del Vietri-Raito, società con cui esordisce in prima squadra in Promozione a tredici anni (!) e con cui ha la possibilità di effettuare vari provini con i top clubs italiani. Ecco dunque, nel 1977, il suo passaggio alla Vecchia Signora, nel cui vivaio metterà a segno quasi duecento reti, entrando nel giro delle nazionali giovanili italiane ed esordendo in prima squadra all'età di diciassette anni, il 20 ottobre del 1980, in occasione di un Udinese-Juventus di Coppa Italia. E' in questo periodo, inoltre, che gli viene affibbiato il nomignolo di “Nanu”. “Quello, per la verità, era il soprannome di Franco Della Monica, che giocava alla Juve e veniva da Vietri come me. Quando io arrivai in bianconero, lui andò via in prestito. Stessa città, stessa carnagione, mi affibbiarono anche lo stesso suo soprannome.” Ma non era tutto rose e fiori: “I primi tempi -confessa Galderisi- furono molto duri. Sentivo terribilmente la nostalgia di casa, poi gli amici mi hanno aiutato e così, poco per volta, mi sono abituato”. Ad ogni modo, nonostante le difficoltà, già al termine di quella stagione, la stagione 1980-1981, il diciottenne attaccante campano potrà formalmente fregiarsi del titolo di “campione d'Italia”, avendo fatto parte lungo tutto l'arco della stagione di quel gruppo che aveva conquistato lo scudetto, collezionando, tra l'altro, anche una presenza. Non male come prima stagione tra i “grandi”, ma la sua consacrazione avverrà nel campionato successivo, complice il famoso infortunio al ginocchio occorso a Bettega durante gli ottavi di finale di Coppa dei Campioni contro l'Anderlecht il 4 novembre, incidente che costringerà Bobby gol a saltare tutta la stagione ed a rinunciare al mondiale spagnolo dell'anno successivo. A fine campionato, infatti, i numeri di Galderisi parleranno di 16 presenze totali condite da 6 pesantissimi gol (tre dei quali siglati al Comunale contro il Milan nel giorno di San Valentino), che contribuiranno alla conquista dello scudetto della seconda stella da parte della società bianconera e metteranno qualche tarlo nella testa del CT Bearzot che però, scartata la candidatura di Pruzzo, alla fine sceglierà di portare ai Mondiali, come ventiduesimo, il cagliaritano Selvaggi. Non male per un ragazzo di nemmeno diciott'anni e mezzo. Un ragazzo che però capisce presto di dover cambiare aria. Il motivo? La concorrenza spietata della stagione '82-'83, con il rientro di Pablito Rossi dalla squalifica del totonero, quello di Bettega dall'infortunio e gli acquisti di due giocatori dalla discreta levatura tecnica come Boniek e Platini. Al termine della stagione, la Vecchia Signora chiuderà il campionato al secondo posto alle spalle della Roma di Falcao, arriverà in finale di Coppa dei Campioni uscendone sconfitta per mano dell'Amburgo, ma vincerà la Coppa Italia, competizione nella quale Nanu colleziona 6 delle sue 14 presenze stagionali ed mette a segno la sua ultima marcatura all'ombra della Mole. Nel mercato estivo, infatti, viene ceduto in prestito al Verona nell'ambito dell'affare che portò in bianconero Penzo e Vignola. Libero dalle ferree norme trapattoniane, Galderisi trova in Osvaldo Bagnoli il suo allenatore ideale, un tecnico che gli permette di dare libero sfogo alla propria rapidità ed alla propria fantasia su tutta la linea dell'attacco scaligero, dove, nella sua prima stagione, mette a segno ben 13 reti in 24 presenze, una in meno del suo compagno di reparto, un brevilineo come lui: Maurizio Iorio, che al termine del campionato, concluso dal Verona al sesto posto, passerà alla Roma. Al suo posto, per affiancare l'ex attaccante della Juventus (nel frattempo acquistato a titolo definitivo) in zona offensiva, verrà messo sotto contratto dalla società scaligera un giocatore dalle opposte qualità: il potente e possente danese Elkjaer. I due andranno a formare un coppia offensiva affiatatissima, unendo alla perfezione le loro complementari qualità tecniche. Se poi ci aggiungiamo un'ossatura di spessore alle loro spalle e l'abilità di Bagnoli nel coordinare il tutto, ecco maturare un incredibile ed inaspettato trionfo scaligero: il Verona è campione d'Italia. E Galderisi ne è il capocannoniere con 11 reti. A ventitré anni Nanu può già vantare tre scudetti. Ecco perché, dopo un'altra, mediocre stagione all'Hellas (la squadra arriverà decima e lui segnerà sei gol in campionato più quattro in Coppa Italia), Bearzot sceglie di convocarlo per i Mondiali di Messico '86. Da titolare. In terra centroamericana, infatti, giocherà dal primo minuto in tutte e quattro le partite disputate dagli azzurri (le tre del girone eliminatorio contro Bulgaria, Argentina e Corea del Sud, oltre a quella degli ottavi di finale contro la Francia), senza però trovare mai la via della rete, messo anche un po' in ombra da Spillo Altobelli, autore di quattro marcature. Dopo la non esaltante esperienza in Nazionale, Nanu cerca riscatto al Milan del neopresidente Silvio Berlusconi, che lo acquista per cinque miliardi di lire più il cartellino di Paolo Rossi. Un riscatto che però non arriverà. Solo tre risulteranno a fine stagione le marcature in rossonero. Troppo poco per guadagnarsi la riconferma. La stagione successiva eccolo passare in prestito alla Lazio, strano ma vero, in Serie B. Dai Mondiali alla cadetteria in un solo anno. Un bel salto all'indietro. Ma a Nanu questo non importa. Ciò che conta per lui sono le sfide, le motivazioni, il cuore. Tutto il resto passa in secondo piano. La squadra torna in Serie A. Le sue presenze sono trentatré. Ma la casella dei gol segnati riporta un misero numero uno. E l'anno successivo, nuovamente all'Hellas Verona e nuovamente in prestito, non andrà tanto meglio, anche a causa di vari acciacchi fisici: 4 reti in Serie A. Nemmeno mastro Bagnoli era riuscito a ravvivare la verve del suo vecchio eroe scudettato. Il che è emblematico. Il Verona sceglie di non riscattarlo, il Milan tanto meno di utilizzarlo. Sino ad ottobre Nanu è sul mercato, alla ricerca dell'entusiasmo perduto, alla ricerca di nuove sfide. Quale situazione migliore dunque di quella di una squadra in lotta per la salvezza in Serie B? Quella squadra è il Padova. L'esordio in biancoscudato di Galderisi è datato 22 ottobre 1989. Si gioca all'Appiani contro l'Ancona e, come detto sopra, Nanu impiega solo sei minuti a siglare la sua prima rete con la nuova maglia. Purtroppo però, per la cronaca, i marchigiani si imporranno per 2 a 1 al termine dei novanta minuti. Dopo un'ulteriore sconfitta patita sette giorni più tardi sul campo della Triestina, il Padova si ritrova ultimo in classifica, con soli sette punti all'attivo in dieci partite. Puggina perciò decide di esonerare Ferrari, scegliendo al suo posto, su segnalazione di Aggradi, Mario Colautti, che traghetterà i biancoscudati sino ad un anonimo ma, date le premesse, notevole undicesimo posto finale, facendo dell'Appiani la propria roccaforte (Ottoni e compagni vi perderanno una sola partita su quattordici incontri totali, contro il Foggia di Zeman). Oltre a quello dell'esordio in casa con l'Ancona, saranno altri tre i gol stagionali di Galderisi, tutti siglati nel meridione: a Reggio Calabria al ventitreesimo turno, a Messina al trentaquattresimo ed a Licata al trentaseiesimo, quest'ultimo con un delizioso pallonetto dal limite dell'area a beffare il portiere in uscita ed a regalare la matematica salvezza al Padova. Insomma, lo spirito del vecchio Nanu sembra tornato quello di una volta. Ecco perché l'Inter, campione d'Italia in carica, vuole portarlo a Milano, richiedendolo ufficialmente alla società biancoscudata. Aggradi va da Galderisi. “Ti vuole l'Inter” gli confessa. Immagina già quale sarà la reazione dell'attaccante. Ma si sbaglia di grosso. La Serie A? La Coppa dei Campioni? Macché. “Meglio titolare a Padova che riserva all'Inter alle spalle di Serena e Klinsmann” pensa Nanu. E poi ormai c'è una squadra da caricarsi sulle spalle. Una squadra che, nonostante arrivi importanti come quelli di Nunziata, Longhi e Zanoncelli, inizia il campionato in maniera addirittura peggiore rispetto all'annata precedente, racimolando soli cinque punti nelle prime nove giornate, con la miseria di un unico gol all'attivo: quello siglato da Galderisi alla seconda giornata su rigore contro l'Ancona (poi vittoriosa per 2 a 1), perfetto deja vu della rete dell'esordio dell'annata precedente. Colautti è ormai ad un passo dall'esonero, ma, con l'esordio di un'altra scommessa di Aggradi chiamata Demetrio Albertini al decimo turno contro l'Ascoli, le sorti della squadra migliorarono notevolmente, così come le prestazioni dello stesso Galderisi, che proprio contro i marchigiani regala la prima vittoria del campionato al Biancoscudo siglando la propria seconda rete stagionale, per poi replicare sette giorni più tardi con una doppietta che, sempre all'Appiani, contribuisce a stendere il Cosenza per 3 a 0. Di testa il primo gol, su rigore il secondo. Uno dei tanti siglati dagli undici metri di quella che si rivelerà essere un' emozionante ma sfortunata stagione, con il Padova che perderà la serie A al fotofinish nella fatal Lucca. Dei successivi dieci gol che l'ex attaccante del Verona metterà a segno durante il resto del campionato, infatti, la metà verranno realizzati proprio dal dischetto. Tra le reti da ricordare senza dubbio le due siglate il 9 giugno nell'indimenticabile 4-3 all'Appiani contro il Barletta e quella, purtroppo ininfluente, segnata la settimana successiva al Porta Elisa. La mancata promozione in A è un duro colpo per gli uomini di Colautti, i quali, la stagione successiva, orfani di Albertini e Benarrivo ma con un Montrone (rientrato dal prestito alla Pro Sesto) in versione super, vivranno la classica annata di transizione, con gli ormai consueti stenti di inizio campionato e con il vice-allenatore Mauro Sandreani, subentrato a Mazzia in primavera, a salvare la squadra all'ultima giornata. Magro il bottino stagionale di Galderisi, a segno in sole quattro occasioni su trentadue presenze, ma prodigo di assist per il suo compagno di reparto, il già citato Angelo Montrone, autore di undici reti. Ma la stagione successiva, la stagione '92-'93, i ruoli si invertiranno, con Galderisi che si riapproprierà dello scettro di capocannoniere della squadra con dodici reti. Perle che però non basteranno a centrare la Serie A. Confermato Sandreani in panchina (ma affiancato da Stacchini, in quanto non ancora in possesso del patentino di prima categoria), l'inizio campionato si rivela assai modesto, con dieci punti conquistati nelle prime undici giornate, ma in seguito il rendimento della squadra andrà via via migliorando, a partire dalla manita inflitta alla Ternana il 22 novembre del 1992, gara passata alla storia per via del nome del marcatore del quarto gol biancoscudato: Alessandro Del Piero. L'epilogo del campionato si rivelerà simile a quello di due anni prima: agli uomini di Sandreani sfuggirà infatti la seconda promozione in Serie A nel giro di tre anni all'ultima giornata poiché la bella vittoria in rimonta per 3 a 2 ottenuta all'Appiani contro l'Ascoli verrà vanificata dai contemporanei successi di Piacenza e Lecce, squadre più avanti in classifica, che festeggeranno quindi la promozione in massima serie. Una massima serie diventata ormai ossessione per i tifosi biancoscudati e per il loro idolo, Nanu Galderisi. Un giocatore diventato istituzione. Un giocatore che quando è motivato dà il meglio di sé. I tempi sono ormai maturi: la ricetta è quella di cambiare poco in sede di mercato e di fare dell'affiatamento e del fattore Appiani le armi principali del Padova edizione 1993-1994. Armi che si riveleranno efficacissime. Come nella stagione precedente, infatti, l'Appiani verrà espugnato una sola volta nell'arco di tutto il campionato. Ma a differenza degli anni appena trascorsi, la partenza del Padova non fu balbettante. Ed i punti iniziali si rivelarono assai pesanti al momento dei conti finali... Punti che è lo stesso Nanu a regalare al Biancoscudo, andando a segno già alla seconda giornata contro il Pisa, alla quarta contro il Pescara (incontri entrambi terminati sul 2 a 0), per poi trovare il tris la settimana successiva nell'1 a 1 che matura sul campo della sua vittima preferita: l'Ancona. Al giro di boa saranno altri cinque i gol siglati da Galderisi, di cui uno siglato contro il Cosenza e gli altri quattro realizzati con due pregevoli doppiette messe a segno contro Ravenna e Palermo, la prima con un calcio di punizione ed un tiro dal dischetto, la seconda con due reti da vero segugio d'area di rigore. A metà campionato il Padova è in zona promozione. Ed il suo bomber più ispirato che mai. Alla terza di ritorno eccolo ferire all'Appiani la sua ex squadra, l'Hellas Verona (cosa già accaduta l'anno precedente), ed alla settima stendere l'Arcireale con un'altra doppietta. A fine campionato poi, prima del glorioso spareggio di Cremona, sarà lui l'uomo della provvidenza, riuscendo a salvare con le sue reti il Padova da tre sconfitte contro Cosenza, Lucchese e Bari. Di fondamentale importanza quella siglata su rigore al San Nicola all'ultima giornata. Il motivo? Perché senza di essa il Padova avrebbe chiuso il campionato al quinto posto, a meno uno dal Cesena, e si sarebbe dunque lasciato nuovamente scappare la promozione in Serie A in extremis. Ma la missione di Nanu non è ancora conclusa. C'è da battere il Cesena nello spareggio-promozione. E lui, dall'alto della sua esperienza, non delude e sfodera una prestazione di grande cuore, fornendo, tra l'altro, a Coppola il pallone che il centrocampista romano scaglierà magistralmente alle spalle di Biato, per il gol del 2 a 1 biancoscudato. Un gol sinonimo di Serie A. Queste le parole a caldo di Nanu dopo il triplice fischio: “Erano quattro anni che aspettavo questo momento. Noi abbiamo meritato questa promozione mettendoci il cuore e l'anima. Questa è la dimostrazione che la fortuna ripaga il lavoro fatto. Ma c'è da ringraziare tutti questi tifosi che per tanti anni ci hanno seguito ed hanno sofferto insieme a noi”. Dopo sette stagioni dal suo arrivo a Padova ed a trentun anni d'età, Nanu torna dunque in Serie A. Toccherà a lui l'arduo compito di guidare l'attacco biancoscudato in questa nuova avventura. Un reparto che, nel corso del mercato estivo, registra la partenza di Montrone, spedito in prestito al Pescara, e l'arrivo, al suo posto, del giovane attaccante croato Goran Vlaovic, prelevato da Aggradi dal Croatia Zagabria (l'attuale Dinamo) e soffiato all'ultimo istante all'Ajax. Sarà lui a fare coppia con Galderisi nell'attacco biancoscudato nelle prime due giornate di campionato, che si riveleranno, però, disastrose, con le sconfitte patite contro Sampdoria prima e Parma poi, rispettivamente per 5-0 e 3-0. Otto gol subiti, zero realizzati. Così proprio non va. Sandreani sceglie quindi di cambiare qualcosa in attacco e, in occasione della gara in programma per il terzo turno contro il Torino, a Galderisi affianca Pippo Maniero. Ma anche stavolta sarà sconfitta. Nonostante ciò, dopo due giornate di stop forzato per Nanu causa problemi fisici, questo tandem viene riconfermato anche per le successive cinque giornate, complice un infortunio occorso a Vlaovic, contro Milan, Fiorentina, Foggia (gara in cui Nanu sbaglia un rigore nel corso del primo tempo), Brescia e Lazio. Con l'uscita del croato dall'infermeria, però, inizierà il periodo delle panchine per Galderisi, che in otto gare non aveva ancora trovato la via della rete. Sandreani ormai ha deciso: la coppia d'attacco titolare per il resto della stagione sarà quella formata da Maniero e Vlaovic. Ecco perché per rivedere Nanu in campo dal 1' bisognerà attendere per ben dodici giornate, quando la punta legnarese darà forfait in occasione del match interno contro il Napoli, successivamente vinto per 2 a 0 da Longhi e compagni. Altre due giornate da subentrante dalla panchina ed anche per Galderisi arriva la primavera: il 9 aprile, infatti, viene preferito a Vlaovic in occasione della trasferta di Brescia, dove metterà finalmente a segno la sua prima rete stagionale, aprendo le marcature al 3' sugli sviluppi di un calcio d'angolo battuto da Kreek che aveva visto Ballotta, portiere delle rondinelle, uscire “a farfalle”. Nanu si è sbloccato? Non proprio. Quello del Rigamonti rimarrà infatti l'unico gol che metterà a segno in campionato. Ma nelle successive tre giornate, quando viene riconfermato dal 1', il Padova inanella risultati prestigiosi: vittoria interna contro la Lazio per 2 a 0, inaspettato successo sul campo della Juve capolista (1 a 0 il finale, rete di Kreek) e pareggio interno a reti bianche contro la Roma. E guarda caso, quando Galderisi si riaccomoderà in panchina, la squadra tornerà alla sconfitta, contro il Foggia. Dopo un'ultima gara da titolare contro l'Inter all'ultima giornata, è tempo di affrontare lo spareggio-salvezza contro il Genoa al Franchi di Firenze. Da titolare. Pippo Maniero, infatti, era assente causa squalifica. Quando il Padova chiama, Nanu risponde sempre presente. La prestazione è di quelle di spessore: è lui ad imbastire l'azione che porta alla rete di Vlaovic, è lui a venire atterrato in area di rigore durante la ripresa facendo gridare al rigore i tifosi biancoscudati posizionati in curva Ferrovia, ed è lui a cercare con il massimo impegno di bucare Spagnulo durante tutto l'arco della partita. O meglio, fino al minuto numero 110, quando viene sostituito da Carletto Perrone in vista dei calci di rigore. Una scelta alquanto indecifrabile da parte di mister Sandreani, poiché il buon vecchio Nanu non era certamente meno abile dagli undici metri rispetto al suo compagno di squadra. Non sarebbe stato per niente male vederli calciare entrambi al termine dei supplementari. Ma, per fortuna, anche senza Galderisi, l'epilogo fu lieto, lietissimo. Gli anni di Nanu sono ormai trentatré, quelli da giocatore professionista ai massimi livelli del calcio italiano quindici. E poi, dopo l'impresa di Firenze c'è la possibilità di chiudere in bellezza l'esperienza biancoscudata. Galderisi si guarda intorno e, dopo aver disputato le sue ultime sette partite in biancoscudato (di cui tre da titolare) all'inizio della stagione 1995-1996, vola negli Stati Uniti insieme a Lalas per giocare nella neonata Major League Soccer con la maglia del Tampa Bay Mutiny, dove sarà compagno di squadra del mitico Carlos Valderrama e dove metterà a segno 12 reti in 37 presenze. Gli ultimi acuti di una grande carriera. Dopo un'ultima annata al New England revolution, Nanu sceglie di appendere le scarpette al chiodo per impugnare la lavagnetta da allenatore che lo porterà, in quattordici anni, dal 2000 ad oggi, ad allenare altrettante squadre di Serie C (massimi risultati le semifinali playoff disputate alla guida di Foggia e Benevento), non facendosi mancare neppure un'esperienza all'estero, la sua ultima sinora, alla guida dell'Olhanense, nella Primeira Liga portoghese. Alzi la mano chi non spera, in cuor suo, di assistere, un giorno, al ritorno di Nanu all'ombra del Santo...
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