Padova story

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  1. padova81
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    Storia e gesta di Silvio Appiani, un capitano in prima linea
    Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
    15.09.2014 15:34 di Alessandro Vinci articolo letto 55 volte
    Silvio Appiani
    Silvio Appiani
    Ci sono due ragazzi. Uno sta giocando a calcio in un campo verde con i suoi compagni di squadra. E' ancora molto giovane, ma tutti hanno già capito che il futuro per lui sarà più che roseo. L'altro è invece impegnato al fronte, in guerra, alle prese con i bombardamenti nemici. Combatte per difendere la patria e per salvarsi la pelle. Il primo pensa al futuro, il secondo non ne ha il tempo. Questi ragazzi sono in realtà la stessa persona. E questa persona risponde al nome di Silvio Appiani. Appiani nasce a Vicenza (anche se alcune fonti propendono per Padova) il 21 settembre 1894. Da ragazzo, si divide tra studio (frequenta il Liceo Classico Tito Livio e poi, all'Università, la facoltà di medicina) e calcio, arrivando ad esordire con la maglia del Padova non ancora diciannovenne, in occasione del derby del 4 maggio 1913 contro il Petrarca, gara valevole per la terza e penultima giornata del Campionato Veneto di Promozione 1913, al quale partecipava, oltre alle due compagini padovane, anche l'Udine. Nelle due gare d'andata il Padova non era riuscito ad ottenere nemmeno un punto, sconfitto per 6 a 0 dal Petrarca e per 3 a 1 dai friulani. A promozione in Prima Categoria (antesignana dell'attuale Serie A) praticamente sfumata, ecco dunque l'esordio del giovane attaccante biancoscudato (passateci il termine, anche se il Padova vestiva all'epoca una maglia nera fasciata di bianco). Ed il risultato fu lusinghiero, soprattutto considerando il punteggio dell'andata: 2 a 2, con Pedrina e Zambotto a rispondere al doppio vantaggio petrarchino ed a regalare il primo punto stagionale ad un Padova che in seguito vedrà improvvisamente riaccendersi una fiammella di speranza-promozione. Eh sì, perché il Petrarca riuscirà ad ottenere bottino pieno nelle due sfide contro l'Udine, permettendo così potenzialmente al Padova di sopravanzarlo in classifica, in caso di vittoria all'ultima giornata. Una vittoria che però non arriverà. Nonostante la riconferma di Appiani nell'undici titolare infatti, i biancoscudati vengono travolti dai padroni di casa per 5 a 0 e dicono addio ai sogni di gloria. Ma sarà la stagione successiva quella della consacrazione per il giovane attaccante vicentino. Una consacrazione che non potrà che arrecare beneficio al rendimento della squadra, che otterrà finalmente la tanto agognata promozione in Prima Categoria. Unico ostacolo al suo raggiungimento: la squadra B dell'Hellas Verona, militante all'epoca in massima serie. Gara d'andata in programma nella città scaligera il 5 aprile 1914. Il finale? 3 a 3, con doppietta di Appiani (nel frattempo diventato capitano, a dispetto dell'ancor giovanissima età) e gol di Turra. Il verdetto promozione viene dunque rimandato alla gara di ritorno, in programma due settimane più tardi, ma nel frattempo, il 12 aprile, i biancoscudati sono di scena a Venezia per un'amichevole. Succede però che, in seguito ad un dubbio calcio d'angolo (!) concesso dall'arbitro Lanza in favore dei lagunari, capitan Silvio Appiani, ordini ai suoi compagni di abbandonare la gara in segno di protesta, facendo dunque terminare il match prematuramente, fra le proteste del pubblico di casa. Il curioso episodio veneziano abbandona presto le pagine dei giornali, poiché sette giorni più tardi il Padova si gioca la prima promozione della sua storia in Prima Categoria contro l'Hellas Verona. Il fattore-campo si rivela determinante e i biancoscudati superano gli scaligeri per 1 a 0 con rete di Mario Pedrina alla mezz'ora del primo tempo. Padova festeggia. E ringrazia il suo baby capitano-bomber Silvio Appiani. Prima di intraprendere la nuova avventura in massima serie, però, i biancoscudati sono chiamati a giocarsi il titolo di campioni del girone veneto-emiliano contro l'Audax Modena, uscita vincitrice dalla propria eliminatoria. Ed anche stavolta Appiani si rivela decisivo, sebbene l'avversario non si riveli certamente dei più impegnativi, siglando ben cinque reti durante i due scontri contro la squadra emiliana: tre all'andata (5 a 1 il finale in favore del Padova) e due al ritorno (5 a 0). A partire dall'ottobre successivo però gli avversari non sarebbero più stati così morbidi. Ma Appiani non è tipo da farsi intimidire. E lo fa capire da subito, andando a segno nel 3 a 1 che il Padova subisce a domicilio dal Vicenza, all'esordio in campionato, ed anche la settimana successiva contro l'Hellas Verona (5 a 2 il finale in favore degli scaligeri), per poi, sette giorni più tardi, trascinare i suoi al primo successo della storia del Padova in Prima Categoria con una pregevole doppietta sul campo dell'Udine (4 a 2 il finale). Dopo tre giornate il Padova ha dunque racimolato solamente due punti sui sei disponibili, ma lo score del suo giovane attaccante parla chiaro: quattro gol in tre partite, che al termine del girone d'andata risulteranno sei in cinque, dopo il pareggio per 1 a 1 contro il Venezia e la vittoria per 2 a 0 contro il Petrarca. Al giro di boa la classifica del girone recita: Vicenza 10 punti, Hellas Verona 8, Padova 5, Venezia 4, Petrarca 2, Udine 1. L'imperativo in casa Padova è fare punti per mantenere la terza piazza e conquistare il passaggio alla fase successiva, ma la prima giornata di ritorno si profila molto impegnativa: il Padova è di scena nella tana del Vicenza capolista. Una sola parola per descrivere il match: debacle. 10 a 2 il finale e prima partita a secco di gol per Appiani. Una mazzata che verrà replicata la settimana successiva dall'Hellas Verona, che asfalterà i biancoscudati con 7 a 2 (reti padovane di Appiani e Peyer). Un doppio colpo che risulterà fatale ai fini della qualificazione al turno successivo, al quale accederanno Vicenza, Hellas e Venezia. Il Padova chiuderà la sua prima stagione in massima serie al quarto posto (a meno cinque punti dai lagunari, terzi classificati) ed Appiani segnerà altre quattro reti nelle ultime tre partite (una ad Udine e Petrarca e due al Venezia), terminando il campionato a quota undici marcature (messe a segno in dieci partite) che, se sommate alle sette siglate la primavera precedente in Promozione, producono un totale di diciotto gol in quattordici partite. Non male per un ragazzo di nemmeno vent'anni. La storia di Appiani in biancoscudato terminerà poi la primavera successiva con la conquista della Coppa Veneta, torneo nato su iniziativa del Venezia, che il Padova si aggiudicherà in finale contro l'Hellas Verona (alla competizione, oltre alle tre squadre già citate partecipava anche il Vicenza), a Patto di Londra già firmato. Purtroppo però, non sono pervenuti sino ad oggi i dati relativi ai marcatori della competizione, ma non fatichiamo ad immaginare un Appiani ancora decisivo. Ma la guerra è ormai alle porte. Non è più tempo di calciare un pallone, purtroppo. E qui si spiega perché al giovane capitano biancoscudato è stato intitolato uno stadio: Appiani va in guerra. Chiamata alle armi, penserete voi? No, si arruola volontario. In virtù delle sue conoscenze in campo medico viene inizialmente assegnato al Corpo della Sanità Militare, ma lui rifiuta. Chiede la riassegnazione. Vuole stare in prima linea, in fanteria. E viene accontentato: il 5 ottobre 1915 entra a far parte, come sottotenente, del 139o reggimento, brigata “Bari”, di stanza a Bosco Lancia, nel comune di Savogna d'Isonzo, sul Carso. Qui perirà due settimane più tardi, il 21 ottobre, dunque un mese dopo il suo ventunesimo compleanno, sotto un pesante bombardamento austriaco. Inutile stendere retorico inchiostro sullo spessore umano di questo ragazzo, che è sotto gli occhi di tutti. C'è spazio solo per rispetto ed ammirazione. Recenti ricerche hanno appurato che i suoi resti non si trovano né sul Carso, né nella tomba di famiglia al cimitero maggiore di Chiesanuova (dove comunque c'è una lapide che lo ricorda), bensì al Sacrario Militare di Redipuglia, in una delle due grandi tombe comuni, dove riposano insieme a lui, altri 60000 soldati mai identificati. A questo punto però si fa strada una suggestiva congettura: c'è una seppur infinitesimale possibilità che Silvio Appiani riposi nella tomba del Milite Ignoto a Roma, al Sacrario della Patria in Piazza Venezia. Il Milite Ignoto, infatti, venne scelto tra undici bare anonime, alcune delle quali provenivano proprio dal Carso, teatro delle battaglie più cruente che l'Esercito Italiano affrontò nella Grande Guerra. In sua memoria il Padova intitolò lo Stadio di Via Carducci, inaugurato il 19 ottobre 1924, anche se la targa che ne riporta il nome è stata apposta solamente lo scorso 22 maggio. Domenica ricorrerà il centoventesimo anniversario dalla nascita di questo campione, dentro e fuori dal campo, che il biancoscudo ha avuto l'onore di avere tra le proprie fila. Un invito a tutti per quel giorno a fermarsi, anche solo per un attimo, ed a rivolgere un pensiero alla memoria di Silvio Appiani. Un capitano in prima linea.

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