A.C.D. Foggia Calcio

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    FOGGIA – Solo venti giorni fa del Foggia non v’era alcuna traccia, cancellato dalla FIGC e alla ricerca di una proprietà in grado di garantire almeno la partecipazione al campionato di Serie D. Da quei momenti bui sono trascorsi 20 giorni, ma oggi, sembrano essere distanti un’eternità. Il Foggia è rinato, con una proprietà foggiana, una squadra che vanta già 18 elementi e un entusiasmo sul quale nessuno un mese fa avrebbe mai osato scommettere. In barba a quella lettera che da “C” si è trasformata in “D”; già perché da questa parti il Foggia è sempre il Foggia, anche tra i dilettanti. La rinascita del calcio locale è partita all’indomani della cocente esclusione dalla Lega Pro, grazie all’iniziativa caparbia di Ciro Amodeo, ex socio dei "magnifici otto", oggi vice presidente dell’ACD Foggia Calcio. L’occasione è ghiotta per fare un punto sul presente, il passato e il futuro dei rossoneri.

    Avrebbe mai pensato di poter tornare alla guida del Foggia a distanza di soli due anni dalla sua ultima esperienza?
    «No, era l’ipotesi più lontana nei miei pensieri. La precedente avventura si era chiusa non bene con la piazza. Però mio padre mi ha trasmesso tre passioni: il calcio, i motori e la politica; e alle passioni è difficile dire di no. Questa volta, però, ho dalla mia più esperienza».

    Questo vuol dire che avrà un approccio diverso rispetto al passato?
    «Necessariamente. Qualche anno fa io e i miei colleghi di avventura anteponemmo il cuore rossonero alla razionalità. Non badammo a spese pur di allestire una grande squadra. Questa volta riserveremo maggior attenzione al bilancio. Questo non significa non essere competitivi, bensì voler dare continuità a un progetto che sentiamo nostro».

    Cosa l’ha spinta a farle cambiare idea e a tornare nel calcio?
    «I tifosi. Quando a metà luglio la situazione del Foggia è precipitata ho incontrato alcuni sostenitori che mi hanno chiesto di fare qualcosa per il calcio, magari di coinvolgere anche i vecchi soci. Quella compagine era difficilmente riproponibile. Così presi l’impegno di coinvolgere altri imprenditori, professionisti (e non) con l’aiuto dell’ amico Bellisario Masi, un profondo conoscitore di questo mondo. Non potevo veder morire il calcio a Foggia senza far niente. Avevo il magone al pensiero della domenica senza partita».

    Oggi che la “liturgia” della domenica è salva lo possiamo dire: è stata un’impresa difficile?
    «Abbiamo alternato momenti di euforia a fasi di sconforto. Ma abbiamo capito che potevamo farcela nel momento in cui abbiamo incassato la disponibilità a intervenire di alcuni imprenditori. Ci presentammo subito dal Sindaco. Il progetto era ambizioso, prevedeva una base di azionisti, più quote di azionariato diffuso e azionariato popolare».

    Un progetto che però non trovò immediata applicazione.
    «Già, il 20 luglio il Sindaco ci informò dell’interesse della Platinum per il 51% del budget della nuova società (350.000 circa). Negli accordi era previsto che noi foggiani costituissimo immediatamente l’associazione e l’affiliassimo alla FIGC. Così come è stato prontamente fatto».

    Poi cosa è successo?
    «La cifra attesa il 25 luglio non arrivò. Dalla Spagna ci garantirono che il tutto sarebbe stato fatto il 30 ma ritenemmo che aspettare quella data avrebbe rappresentato un rischio. Eravamo intenzionati a richiamare gli imprenditori che avevano dato la disponibilità a sostenerci per i 350.000 necessari all’iscrizione (con i quali avevamo allentato i contatti), ma improvvisamente dal Comune ci informarono della voglia di aiutarci di un tifoso residente al Nord (Pelusi, nda). Trovammo subito un’intesa con l’anticipo dei 250.000 euro. Sulla sirena è giunto il sostegno anche di Lo Campo».

    Di qui l’iscrizione e il via al progetto tutto foggiano con Di Bari e Padalino?
    «A dirla tutta il progetto era già pronto da diversi giorni. Non volevamo farci trovare impreparati. Di Bari è stato il primo ad essere contattato. Ci prospettò una serie di nomi per la panchina ma convergemmo tutti verso quello di Pasquale Padalino. Abbiamo puntato principalmente sull’orgoglio foggiano e su questa idea sta nascendo un bel gruppo. La società è impegnata nell’accontentare il tecnico e seguirne le direttive, compatibilmente con le esigenze di bilancio».

    Quanto manca al completamento dell’organico?
    «Secondo il tecnico servono ancora quattro acquisti, uno per reparto. Puntiamo ad una rosa di almeno 22 uomini».

    Quale calciatore le ha destato la miglior impressione?
    «Abbiamo visto solo una partita, quella contro il Termoli, quindi è presto per esprimere giudizi. Mi sento di scommettere su Agostinone. Era nel mio Foggia qualche anno fa. È cresciuto molto sotto il profilo caratteriale e sono sicuro che questo sarà il suo anno. Ma credo che sentirete parlare di Palazzo, ha velocità e tecnica. Berardi, invece, ha un grande senso della posizione. Poi c´è uno come Giglio... una garanzia».

    Manca meno di una settimana all’inizio del campionato. Quale sarà l’obiettivo del Foggia nella prossima stagione?
    «Puntiamo a un campionato tranquillo, magari di medio alta classifica, per poter gettare le basi per il futuro. Poi è chiaro che qualora arrivasse qualcosa in più sarebbe ben accetto».

    Quali sono le squadre da temere?
    «Tutte. Affronteremo un girone difficile ma ne sono contento. Questo ci aiuterà a non abbassare la guardia. Tutti possono vincere e perdere con tutti. Poi c’è l’Ischia di Campilongo di cui gli addetti ai lavori parlano molto bene».

    Avete in mente di presentarvi ufficialmente alla città?
    «Si contiamo di organizzare qualcosa nei prossimi giorni, magari il 31, vediamo… Sarà l’occasione per conoscere i volti dei nuovi calciatori, per far sentire loro il calore della piazza e chissà, magari per ascoltare anche il nuovo inno».

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